Il Centro Sportivo Italiano scrive a Governo e ad Istituzioni sportive italiane
10-03-2020 17:45 - Direzione Nazionale
CSI: necessario lo sblocco del 30% delle risorse destinate allo sport e non ancora assegnate.
Il presidente Bosio: «Occorre fare in modo che lo Stato riconosca l’azione sociale dello sport, garantendo la tutela economica degli operatori sportivi in questo periodo di fermo delle attività»
Roma, 10 marzo 2020 – «Lo sport deve essere al servizio delle persone e delle comunità, specie in momenti di grande difficoltà come quelli che stiamo vivendo». Queste le parole del presidente del CSI Vittorio Bosio, contenute nella lettera, che il numero uno dell’ente di promozione sportiva, che conta oltre un milione e trecentomila tesserati in tutta Italia, sta inviando al Presidente del Consiglio, on. Giuseppe Conte, al Ministro dello Sport, on. Vincenzo Spadafora, al presidente di Sport e Salute Spa, Avv. Vito Cozzoli ed al numero uno del Comitato Olimpico nazionale, Giovanni Malagò.
«Le istituzioni sportive devono fare la loro parte – prosegue Bosio - per sostenere l’azione delle Istituzioni pubbliche e private nella tutela della salute pubblica, occupandosi in particolare dei ragazzi e delle persone con disagio fisico e mentale, giovani e anziane. Un impegno che ci deve vedere tutti concordi nel superare le differenti vocazioni sportive, uniti nell’attenzione alla funzione sociale dello sport, anche ora che la “distanza” reciproca è divenuta una necessità per il benessere e per la salute generale».
Nella lettera il presidente Bosio sottolinea la necessità di sbloccare il 30% delle risorse già destinate dallo Stato alle Istituzioni sportive per mezzo della Sport e Salute Spa e ad oggi non ancora assegnate: «Senza potere contare sulla pienezza delle risorse non è possibile immaginare azioni di emergenza che consentano alle Istituzioni sportive di fare fino in fondo la propria parte a sostegno delle associazioni e dello sport di base e sociale».
La situazione emergenziale ha imposto, tra gli altri, uno stop prima parziale e poi totale degli impianti e delle attività aggregativo-sportive. Le conseguenze si stanno riverberando sia sull’impossibilità delle associazioni e società sportive dilettantistiche di fare fronte agli impegni contrattuali in essere, ma anche su un numero enorme di operatori sportivi, che pur nel rispetto della normativa contrattuale non hanno possibilità di accedere ad alcuna forma di tutela lavorativa. «Dobbiamo fare in modo che lo Stato riconosca l’azione sociale dello sport, garantendo la tutela economica degli operatori sportivi in questo periodo di fermo delle attività. E’ un impegno che ci dobbiamo prendere verso le centinaia di migliaia di giovani che stanno facendo dello sport una loro prospettiva di vita e per i quali dobbiamo immaginare in futuro il riconoscimento e le tutele che sono garantite in tutto il resto del mondo del lavoro».
Fonte: Felice Alborghetti -Ufficio Stampa CSI