Junior Tim Cup - pass Olimpico Oratori in gol
Rispetto, convivenza e impegno contro ogni razzismo
Si parla molto, in questi giorni, di razzismo nel mondo dello sport e del calcio in particolare. E se ne parla, purtroppo, spesso in termini di contrapposizione fra schieramenti, come se non fossimo tutti cittadini di uno stesso Paese, o Mondo, condividendo umanamente come persone, lo stesso destino. Per quanto un atteggiamento razzista oggi sia una cosa totalmente senza senso, fuori del tempo, mi sembra importante ancora una volta sottolineare come il Centro Sportivo Italiano si trovi a condividere progetti che portano più in alto il livello del dibattito. In particolare voglio evidenziare che una condanna del razzismo come forma antistorica, e perciò assurda, di visione malata della società, è al centro della proposta della Junior TIM Cup, manifestazione calcistica giovanile, che, in occasione dei suoi dieci anni di vita, accomuna TIM, Lega Serie A e CSI. Ne siamo ovviamente orgogliosi perché è un modo concreto di proporre un modo di “essere insieme” che guarda alle persone e non ad alcuni aspetti del loro apparire.
Faccio un brevissimo richiamo storico per ricordare ai lettori come il CSI sia stato precursore in molti ambiti sociali: tra i primissimi a riporre attenzione sullo sport al femminile, sull’integrazione tra lo sport con o senza disabilità, e così sul rifiuto del razzismo o discriminazione di qualsiasi forma; viceversa proponendo uno sport aperto a tutti, senza confini determinati dall’origine degli atleti. Detto questo, però, mi soffermo a riflettere sull’assurdità degli insulti razzisti e su come sia possibile non rendersi conto che il mondo è cambiato, una volta tanto in meglio. E che certe diversità ai più giovani sfuggono, perché cresciuti in contesti culturalmente e socialmente capaci di metabolizzare quelle che ai più sprovveduti possono ancora sembrare delle differenze. Non servono le multe o altre sanzioni a scoraggiare i più ottusi, ma un’efficace azione culturale, di crescita civica, per il superamento e la definitiva archiviazione di certi steccati che sono solo barriere difensive, individuali (anche quando sono in gruppo), di chi ha poca voglia di impegnare il cervello. Servono, invece, simili esperienze significative in cui ci si conosce, si creano relazioni e si imparano il rispetto e la convivenza, proprio partendo e grazie all’attività sportiva.
scritto da AVVENIRE intervista presidente Nazionale CSI Vittorio Bosio
Si parla molto, in questi giorni, di razzismo nel mondo dello sport e del calcio in particolare. E se ne parla, purtroppo, spesso in termini di contrapposizione fra schieramenti, come se non fossimo tutti cittadini di uno stesso Paese, o Mondo, condividendo umanamente come persone, lo stesso destino. Per quanto un atteggiamento razzista oggi sia una cosa totalmente senza senso, fuori del tempo, mi sembra importante ancora una volta sottolineare come il Centro Sportivo Italiano si trovi a condividere progetti che portano più in alto il livello del dibattito. In particolare voglio evidenziare che una condanna del razzismo come forma antistorica, e perciò assurda, di visione malata della società, è al centro della proposta della Junior TIM Cup, manifestazione calcistica giovanile, che, in occasione dei suoi dieci anni di vita, accomuna TIM, Lega Serie A e CSI. Ne siamo ovviamente orgogliosi perché è un modo concreto di proporre un modo di “essere insieme” che guarda alle persone e non ad alcuni aspetti del loro apparire.
Faccio un brevissimo richiamo storico per ricordare ai lettori come il CSI sia stato precursore in molti ambiti sociali: tra i primissimi a riporre attenzione sullo sport al femminile, sull’integrazione tra lo sport con o senza disabilità, e così sul rifiuto del razzismo o discriminazione di qualsiasi forma; viceversa proponendo uno sport aperto a tutti, senza confini determinati dall’origine degli atleti. Detto questo, però, mi soffermo a riflettere sull’assurdità degli insulti razzisti e su come sia possibile non rendersi conto che il mondo è cambiato, una volta tanto in meglio. E che certe diversità ai più giovani sfuggono, perché cresciuti in contesti culturalmente e socialmente capaci di metabolizzare quelle che ai più sprovveduti possono ancora sembrare delle differenze. Non servono le multe o altre sanzioni a scoraggiare i più ottusi, ma un’efficace azione culturale, di crescita civica, per il superamento e la definitiva archiviazione di certi steccati che sono solo barriere difensive, individuali (anche quando sono in gruppo), di chi ha poca voglia di impegnare il cervello. Servono, invece, simili esperienze significative in cui ci si conosce, si creano relazioni e si imparano il rispetto e la convivenza, proprio partendo e grazie all’attività sportiva.
scritto da AVVENIRE intervista presidente Nazionale CSI Vittorio Bosio
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