No discriminazioni. Non chiediamo premi, ma rispetto.
La posizione del presidente nazionale CSI Vittorio Bosio sulla disparità di trattamento
tra EPS e federazioni sugli allenamenti nelle zone rosse.
"No discriminazioni. Non chiediamo premi, ma rispetto. " IL PUNTO di Vittorio Bosio
Voglio mettere subito in chiaro un aspetto: il CSI rivendica il merito di essersi sempre comportato, da quando è esploso il problema della pandemia da covid-19, con estrema correttezza e rigore. A testimoniarlo, ricordo quanto affermato dal Presidente del CONI, Giovanni Malagò, solo alcuni giorni fa, in occasione della nostra Assemblea elettiva. Dall’inizio di questa drammatica situazione, il CSI ha messo al centro della sua azione la salute delle persone e, con determinazione e forza, sottolineo che questo, però, deve a maggior ragione essere un motivo di rispetto nei nostri confronti.
Vengo al sodo: in una FAQ recente del Dipartimento dello Sport si afferma che sono possibili, in questi giorni di quasi totali zone rosse in tutta Italia, le attività gestite con le Federazioni. Chiuso. Ma questo non può essere accettato. E gli Enti di promozione sportiva cosa sono, figli di un dio minore? Non può essere perché in questo modo si assesta un colpo mortale all’attività di base, proprio quella che a parole tutti hanno sempre detto di voler tutelare perché elemento fondamentale di cultura sportiva, di benessere delle persone, di miglioramento della società grazie ai tanto conclamati (sempre e solo a parole) corretti stili di vita. Gli Enti di promozione propongono sport con pari dignità delle Federazioni.
La nostra non è la protesta di chi chiede privilegi, ma al contrario è la presa di posizione di un ente (e così diversi altri) che ha sempre fatto la sua parte. Abbiamo chiesto ai nostri iscritti, alle nostre società sportive, ai nostri dirigenti, di tener duro, di avere fiducia nella possibilità di riprendere come e meglio di un tempo. Abbiamo continuamente affermato di vivere nella fiduciosa speranza che tutto sarebbe finito se avessimo tenuto un atteggiamento responsabile, collaborativo e non solo rispettoso delle norme. Lo abbiamo fatto e abbiamo indicato alla nazione una concreta maturità civica. Siamo disposti a fare ancora i sacrifici che serviranno per tutelare la salute delle persone, tanto più che ormai si sente profumo di un nuovo giorno.
Non chiediamo premi ma rispetto. Non possiamo accettare in silenzio che molte nostre società abbiano iniziato a trasferirsi nelle Federazioni solo perché l’interpretazione della norma favorisce quel modo di fare sport. Chi governa ha il dovere di imporre delle regole e magari di darne la corretta interpretazione. Ma questo deve avvenire con equità e giustizia. Qualcuno deve assumersi la responsabilità di quanto sta accadendo. Crediamo che sia quanto meno sorprendente e che un gruppo di atleti e di atlete, per esempio di 15 anni, che oggi non può giocare nel CSI, domani possa giocare in una federazione. Non possono andare a scuola, ma possono partecipare ad un campionato federale. Non possono incontrarsi fra loro, ma possono ritrovarsi in un allenamento federale. I loro genitori, magari, non possono recarsi a lavoro e si ingegnano con lo Smart working, ma loro possono calciare un pallone, se federale. E se la loro società, come accade spesso, ha doppia affiliazione, con una federazione e con un ente, sempre gli stessi atleti e atlete di 15 anni, in un’ora non possono allenarsi perché CSI, l’ora dopo è tutto diverso.
I danni e le ingiustizie sono numerosi e di varia natura. Non vogliamo sopportare oltre. Se le condizioni richiedono un blocco delle attività, questo deve essere per tutto e le istituzioni abbiano il coraggio di agire secondo giustizia e senza discriminazioni. Se, invece, lo sport è visto come promozione per salute e strumento di educazione, gli enti, e tra questi sicuramente il CSI, non sono secondo a nessuno. Anzi: la storia insegna che proprio grazie agli enti come il CSI sono cresciute generazioni di cittadini consapevoli, leali, pronti a servire la comunità e a collaborare con le istituzioni.
Al momento di concludere, il CONI ha inviato una comunicazione al sottosegretario allo sport e per conoscenza agli enti di promozione sportiva e mi trovo a confermare parola per parola quanto scritto. Confidiamo nell’immediato e chiarificatore intervento delle istituzioni, pronti a tutelare, in tutte le sedi, i nostri dirigenti e le nostre società sportive, che meritano, l’ho già detto ma lo ripeto, un profondo rispetto.
Avvenire- pubblicato il 18/03/2021
scritto da AVVENIRE
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